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Stefano - Chi l'ha ridotto cosi?

Scritto da Renato Soffritti on . Postato in Ultime

Ringraziamo “Il Fatto Quotidiano”, per le notizie pubblicate, è bello sapere che esiste un quotidiano di informazione libera e indipendente. Grazie a loro mi è tornata la voglia di sfogliare e leggere un giornale che dice la verità, slegato dagli organi di partito, speriamo che rimanga tale per sempre. Questa settimana, per l’esattezza Venerdì 30 Ottobre 2009, hanno pubblicato la storia di Stefano Cucchi, un ragazzo di 31 anni, arrestato dai carabinieri perché deteneva 20 grammi di droga. Secondo quanto affermano i genitori, al momento dell’arresto stava bene di salute, hanno cercato di visitarlo in carcere, ma gli è stato negato il permesso. Dopo una settimana comunicano alla famiglia che è morto ma gli impediscono di vedere il cadavere e nemmeno di assistere all’autopsia. Desidero esprimere alla famiglia la solidarietà della “Nuova Stagione”, capisco quanto deve essere stata dura per loro la scelta di pubblicare le foto del figlio morto e martoriato, ma hanno fatto bene a farlo, questo è servito a sensibilizzare l’opinione pubblica, i Parlamentari hanno presentato delle interrogazioni, ci auguriamo tutti quanti di sapere la verità al più presto. Non si può perdere un figlio senza sapere come o chi l’ha ridotto in questo stato.

 

Troppi fatti sconvolgono l’opinione pubblica “dai pestaggi di Genova, a morti incomprensibili come questa, ai fatti di Marrazzo nel Lazio”, segnali gravi che dovrebbe fare riflettere!!!

 

Per confortare la famiglia e scuotere le coscienze preferisco usare parole non mie, condivido il pensiero del Sindaco di Cassinetta di Lugagnano (Domenico Finiguerra), tutti coloro che hanno un figlio dovrebbero immaginasi questo:

Se non siete genitori, allora immaginate di avere un figlio.

Di tenerlo sul vostro petto, per tutta la notte, quando pesa poco più di tre chili.

Di accarezzarlo mentre cerca il latte dal seno.

Di fare boccacce, intonare canzoncine e ballare come un giullare quando non ne vuole sapere di mangiare la pappa.

Di insegnargli ad allacciarsi le scarpe.

Di osservarlo di nascosto dalle grate di una ringhiera mentre sta in giardino nei primi giorni di scuola materna.

Di ascoltare i suoi primi ragionamenti.

Di accompagnarlo e assisterlo nelle sue prime difficoltà.

Di vederlo farsi uomo.

Di inorgoglirvi quando vi da soddisfazione.

Di domandarvi se le sue amicizie sono buone o cattive.

Di preoccuparvi quando non rientra a casa.

Di disperarvi perché non rientra a casa.

Di rassegnarvi perché non lo vedrete più vivo.

Di non darvi più pace perché non ne sapete il motivo.

Di morire dentro perché siete morti dentro.


Se non siete genitori, allora immaginate di avere un figlio.

Di amarlo più di voi stessi.

Immaginate che qualcuno lo pesti fino alla morte.

Immaginate che non sarete più gli stessi.

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In memoria di Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi. Due figli che non sono tornati più a casa.

di Domenico Finiguerra

 

Le foto sono state diffuse dalla famiglia

Pubblicare queste foto per mè è stato doloroso, mi immagino cosa  provano i genitori nel vederle. Come genitore, ci tengo a precisare che avrei fatto la stessa identica scelta. Siamo in un mondo abituato a stravolgere le verità, le guerre le vedete dal salotto di casa secondo quello che vogliono farvi credere. Se queste foto non fossero state pubblicate, probabilmente passava come un fatto di cronaca qualsiasi, dopo pochi giorni nessuno ne avrebbe più parlato. Mostrarle ha scosso le coscenze di tutti, come succede quando si mostrano gli orrori delle guerre. Dovreste riflettere sull'informazione nel nostro paese. Appena Stefano avrà avuto giustizia, le rimuoveremo mettendo la foto di com'era quando era vivo.