WWF

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie clicca qui  

Stampa

WWF Lomellina - Comunicati Stampa

Scritto da Fabrizio Varese on . Postato in Ultime

 

WWF della Lomellina

COMUNICATO STAMPA SUI PGT DI PARONA E CILAVEGNA

 

CERGNAGO  19/11/2012

Siamo stati invitati dal comune di Cilavegna, come altri comuni della Lomellina a presentare le nostre osservazioni sui PGT, noi siamo consapevoli che, Istituzioni, comitati, liste civiche, singoli cittadini, hanno presentato osservazioni sui PGT, condivisibili per la volontà espressa di non consumare suolo e altro, non possiamo non notare quanto sia avvenuto negli ultimi anni, questi sono stati caratterizzati da scelte poco etiche e per nulla sostenibili. Hanno raccontato che serviva un inceneritore per non creare altre discariche come quella della Belcreda e hanno realizzato tutto questo senza considerare chi proponeva soluzioni diverse come un centro di riciclo finalizzato al recupero dei materiali o ad altre valide soluzioni.

Ora si tirano le somme di queste scelte e si scopre come hanno cambiato un intero territorio. Non abbiamo solo l’inceneritore, ma anche una discarica come quella di Albonese che diventa sempre più grande, a una distanza inferiore rispetto alla Belcreda, anche per questo nel PGT di Cilavegna si prevede una circonvallazione esterna per non fare circolare i camion nel paese. Se gli insediamenti industriali fossero stati progettati per un fazzoletto di terra, come è Parona, e si faceva la raccolta differenziata porta a porta finalizzata al recupero dei materiali, non avremmo avuto tutti questi camion che vanno per portare i rifiuti e che tornano per ritirare le ceneri. Tramite la separazione dei rifiuti si sarebbero diretti nei centri di riciclo senza concentrarsi in un unico territorio. Invece Parona è stata costretta a costruire una circonvallazione esterna, cosa che non sarebbe servita se non avevamo l’inceneritore e l'esagerata industrializzazione.

Ovvio che nell’ottica della salvaguardia della salute per il cittadino, si cerca di deviare il traffico dalle case allontanando anche l’inquinamento, questa è una scelta obbligata, la stessa cosa vale anche per Cilavegna. Se reperirà i fondi, cercherà di dirottare all’esterno tutto il traffico che va e che viene da Parona e Albonese, tutto questo è diventato indispensabile, ma è un altro consumo di suolo.

Se l’Italia avesse investito su rotaia, il consumo di suolo per il trasporto su gomma sarebbe notevolmente inferiore, come ridotto sarebbe il costo del trasporto che incide su tutta la catena di distribuzione. Il mondo per noi gira al contrario: fa guadagnare le multinazionali, sottraendo soldi dalle tasche dei cittadini e danneggiandoli anche in salute.


Ve suoi puoi scaricare anche la versione stampabile del Comunicato Stampa (PDF 30 KB)

 

WWF Lomellina, il Presidente Fabrizio Varese

 


DISCARICHE D'AMIANTO IN LOMELLINA


Abbiamo appreso dai giornali locali di una nuova competizione tra i sindaci della Lomellina, per ospitare nel loro territorio una o più discariche per amianto, per smaltire l’amianto presente nel territorio di tutta la provincia di Pavia.

Seppur sia noto a tutti che è necessario individuare una soluzione alla presenza di amianto e/o amianto cemento, in tutto il Paese, proprio perché la soluzione va individuata a protezione della salute delle persone e dell’ambiente oggi e per le generazioni future, siamo convinti che questo metodo sia sbagliato: la discarica non deve essere ubicata dove un sindaco concede la sua disponibilità, spesso allettato da ritorni economici per il suo comune, ma deve essere soggetta a precisi criteri validi e vincolanti.

  1. chiediamo un censimento dell’amianto presente sul territorio pavese, da ciò emergerà la reale consistenza della quantità di amianto da smaltire, impedendo così di creare le premesse, perché l’impianto smaltisca anche amianto proveniente da altre province o ancora peggio altre regioni;
  2. bisogna individuare i comuni che per le loro caratteristiche geologiche, territoriali e di criticità ambientali non possono ospitare impianti di smaltimento in ragioni di sicurezza e quindi procedere con le località rimanenti, sempre in accordo con gli abitanti, gli enti e le associazioni locali, per la scelta del sito che dia maggiori garanzie;
  3. la gestione e la realizzazione dell’impianto deve essere totalmente pubblica e trasparente, per evitare speculazioni e cattive gestioni;
  4. la tecnologia di smaltimento non deve essere quella più economica, ma quella che da le maggior garanzie di sicurezza, anche nel tempo, per la salute e l’ambiente;
  5. i sindaci non devono continuare a barattare la salute dei concittadini, in cambio di contributi economici, perché la salute e la vita non si vende al miglior offerente.

WWF Lomellina, il Presidente Fabrizio Varese - Cergnago 29-10-2010


Nuove centrali in Lomellina

Abbiamo appreso dai giornali locali di un ennesimo pericolo per la Lomellina, territorio che continua a essere devastato, grazie alla complicità di amministratori pronti a far cassa sulla salute delle persone e sulla distruzione del territorio, con l’autorizzazione di nuove centrali elettriche che utilizzano mais, che serve per l’alimentazione degli animali e delle persone.
Chiediamo di limitare al massimo la competizione tra colture alimentari e energetiche. In ogni caso andranno privilegiate le prime rispetto alle seconde, essendo il diritto all’alimentazione elemento imprescindibile per uno sviluppo sostenibile. Competizione che a livello mondiale ha reso impossibile a intere popolazioni accedere a una corretta alimentazione, affamandole.
Solo nelle situazioni in cui vi sia una potenzialità di produzione locale adeguata a quote significative di domanda energetica, le biomasse potrebbero essere usate per la produzione combinata di calore ed elettricità (co-tri-generazione) in moderni impianti di piccole dimensioni, secondo un concetto di filiera corta: la movimentazione eccessiva delle biomasse non solo ne aumenta i costi ma, soprattutto, ne rende negativi i bilanci energetici e ambientali.
In un quadro generale che tenga conto anche della limitatezza delle risorse e della disponibilità di terra, il WWF ritiene che le bioenergie dovrebbero svilupparsi nel rispetto dei seguenti punti:
  • ogni singola iniziativa deve essere sottoposta preventivamente a un accurato bilancio energetico (conteggio dell’energia spesa e ricavata) e di emissioni relativo all’intera filiera (coltivazione, lavorazione dei prodotti, trasporto, uso finale);
  • la comunità locale dovrà essere coinvolta nei processi decisionali;
  • le piante geneticamente modificate non devono essere utilizzate per scopi energetici;
  • deve essere posto un limite superiore alla fertilizzazione chimica;
  • devono essere privilegiate le colture energetiche a più alta resa (tonn/ha/anno) e a più basso impatto ambientale;
  • deve essere preventivamente effettuata una valutazione di impatto ambientale da parte di esperti indipendenti, per valutare i rischi ecosistemici (in particolare: erosione, riduzione della biodiversità, aumento della diffusione di malattie delle piante a causa della semplificazione operata, inquinamento delle acque superficiali e profonde a causa della coltivazione e delle operazioni di trasformazione della biomassa in  combustibile);
  • Il biogas può essere generato anche da quelle biomasse di scarto che comunque sarebbero prodotte dalla filiera agro-alimentare: liquami prodotti negli allevamenti zootecnici, residui colturali, scarti organici e acque reflue dell’agro-industria, fanghi di depurazione delle acque reflue urbane e industriali e frazioni organiche di rifiuti urbani.
Chiediamo l'applicazione della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) per i nuovi impianti in Lomellina, così come previsto dalla direttiva europea n. 42/2001/CE e come già recepito anche da altre regioni italiane.
La Lomellina ne ha proprio bisogno

Fabrizio Varese - WWF Lomellina 5 Agosto 2010

BASTA CON GLI IMPIANTI INQUINANTI

Salvaguardiamo la nostra salute


La Provincia di Pavia e la Regione Lombardia stanno autorizzando in Lomellina senza alcuna programmazione, decine e decine di centrali elettriche a combustione: una centrale elettrica ad olio di Palma alla Morsella a Vigevano; una centrale ad olio di palma e una a cippato ad Olevano ; a Mortara la SIT verrà ampliata per bruciare scarti di legno e rifiuti solidi urbani, e non ultima una centrale elettrica a cippato a Confienza.

Le autorità competenti non hanno valutato l'effetto sommatorio determinato dalla concentrazione in pochissimi chilometri di impianti altamente inquinanti.

La pianura padana è una delle cinque zone con l'aria più inquinata al mondo.

Il territorio lomellino è già compromesso da insediamenti industriali molto inquinanti!!!

In questi giorni i dati sull'aria dell'Arpa sono preoccupanti:le polveri sottili (PM10) superano i limi consentiti dalla legge per numerosi giorni all'anno.

Sono state raccolte migliaia di firme di cittadini che segnalano questo problema.

Duecento medici della Lomellina hanno sottoscritto un documento che denuncia il pericolo per la salute dei cittadini.

La Provincia di Pavia esporta circa i 2/3 dell' energia elettrica prodotta, quindi non c'é nessuno interesse per i cittadini a costruire tali impianti.

Chi vuole questi impianti non persegue un interesse collettivo!

Perchè non si fa una valutazioane ambientale strategica (VAS) ?


In formato stampabile vedi anche  il Volantino (PDF 39 KB)

 

Cergnago, 15 febbraio 2010

WWF Lomellina


Lettera aperta ai cittadini di Parona

Cari cittadini,

il WWF da anni partecipa alla festa dell’ Offella, con il suo banchetto, al fine di sensibilizzare i paronesi sulla grave distruzione ambientale del territorio di Parona. Siamo convinti che tale distruzione determini gravi rischi alla salute  dei cittadini di Parona  e della Lomellina. Voi avete scelto  il vostro futuro e quello di Parona, con il vostro voto alle elezioni amministrative.

Avete scelto il vostro futuro scegliendo di farvi governare  per i prossimi anni dal Sindaco Colli.

A questo punto non ci resta che porvi delle domande:

  • Per la promessa di alcuni posti di lavoro  valeva la pena di distruggere il  bello e salubre territorio di Parona?
  • Non pensate che la situazione attuale possa provocare danni alla Vostra salute?
  • Questo è l’ambiente in cui volete fare crescere i vostri figli?
  • Vi sentite tranquilli per l’aria puzzolente che respirate?
  • Bevete e usate con tranquillità per cucinare l’acqua del rubinetto?
  • Siamo sicuri che nella frutta e nella verdura dei nostri orti non siano presenti sostanze pericolose, come ad esempio la diossina, visto che non sono state effettuati carotaggi  del terreno?
  • Pensate che ancora bisogna costruire insediamenti industriali e commerciali sul territorio di Parona?
  • Perché Obama investe nell’economia verde per creare tanti posti di lavoro?
  • Perché la raccolta differenziata, con il riciclaggio dei rifiuti,  crea più posti di lavoro di un inceneritore?
  • Perché la Germania, Paese più a nord dell’Italia, sta investendo tanto nell’energia fotovoltaica/solare mentre da noi si continua a investire in centrali inquinanti?
  • Perché si autorizza la costruzione di tanti capannoni commerciali? Non portano via terreno all’agricoltura? Questo non è consumo di suolo?

Il WWF  chiede all’ Amministrazione di Parona di dare risposte a queste preoccupazioni con i fatti, atti concreti non parole.

WWF Lomellina, Parona, 3 ottobre 2009

 


Nucleare in Lomellina


In questa calda estate, mentre la gente pensava di godersi, finalmente, le sospirate vacanze, è tornato l'incubo di un ritorno al nucleare in Lomellina, a offuscare l'orizzonte del nostro futuro. La nostra terra famosa per le sue coltivazioni di riso, con il un terreno fertile e produttivo, che gli amministratori con la solita avidità vogliono ricoprire con cemento, asfalto, inceneritori e per ultimo una centrale nucleare, o, forse più. Con la scusa che la zona è sicura sismicamente, la grande disponibilità di acqua, che verrebbe sottratta all'agricoltura rendendo impossibile la risicultura e le altre coltivazioni, che siamo al centro di un triangolo industriale, Torino, Milano, Genova, ormai morente da anni, qualche sindaco si è dichiarato disponibile ad accettare, in cambio di dubbie compensazioni economiche, questi impianti. Voglio ricordare la posizione dell'associazione su questa problematica, a cura di Andra Masullo, che si occupa da anni della questione.

NUCLEARE: UNA SCELTA SBAGLIATA SOTTO TUTTI I PROFILI

Chi scrive ha l’onore il vanto di aver contribuito fin dal 1975, attraverso il WWF, a scongiurare una scelta, quella nucleare, dimostratasi sbagliata sotto tutti i profili, compreso quello economico, come dimostra il fatto che due soli paesi al mondo, Giappone e Francia, continuano a considerarla una valida opzione. Permettetemi di fare un po’ di storia per motivare la mia inquietudine quando sento ipotizzare, a dire il vero senza molta convinzione, il ritorno del nucleare in Italia. Nel 1945 due ordigni nucleari vengono sganciati su Hiroshima e Nagasaki, seminando, con una potenza senza precedenti, distruzione e morte fra le popolazioni inermi. Si tratta della applicazione più aberrante della tecnologia che la storia dell’umanità abbia mai conosciuto, fatta a scopo sperimentale, dietro la facciata di una azione bellica di una violenza inusitata ed inutile verso un paese praticamente già sconfitto. Il cinismo e l’ipocrisia guida lo sviluppo dell’energia nucleare, anche nell’epoca postbellica. Negli Stati Uniti, negli anni ‘60, isotopi radioattivi vengono somministrati a cavie umane inconsapevoli, fra le quali anche molte donne in gravidanza per studiarne gli effetti. Vengono inoltre taciute le conseguenze degli effetti delle esplosioni atomiche sperimentali, al punto che l’intero cast di un film girato in un’area del deserto del Colorado, garantita come sicura dal governo, muore nel giro di pochi anni per i tumori contratti a seguito dell’esposizione alle forti dosi di isotopi radioattivi presenti. Anche le altre potenze atomiche non sono da meno in quanto a cinismo. La Francia effettua esplosioni nucleari sperimentali in Polinesia, sull’atollo di Mururoa, dopo averne deportato la popolazione indigena. Molti individui riportati sull’atollo negli anni successivi si ammalano e muoiono per i tumori contratti. Gli esperimenti continuano fino ai nostri giorni nel totale disprezzo della condanna pressoché unanime della comunità internazionale. In Unione Sovietica numerosi gravi incidenti in depositi di materiale radioattivo vennero tenuti segreti, nonostante vaste aree risultassero altamente contaminate. La Cina continua i suoi esperimenti fino ai giorni nostri. Per fare accettare alla opinione pubblica gli esperimenti bellici, si moltiplicano i programmi nucleari per la produzione di energia, diffondendo l’illusione di avere fra le mani il controllo di una forma di energia pulita, controllabile e praticamente infinita. I numerosi incidenti più o meno gravi, compresi i casi in cui vengono sfiorati ed evitati per pura fatalità eventi catastrofici (Browns Ferry e Harrisburg, La Hague, Sellafield, Sverdlovsk/Celjabinsk, Chernobyl, ecc.) che si verificano in tutto il mondo vengono tenuti il più possibile segreti, in un clima di omertà tecnocratica organizzata su scala mondiale.  E’ il primo caso eclatante in cui la tecnologia supera i suoi stessi scopi ed anziché essere al servizio dell’uomo, cerca con tutti i mezzi di asservirlo fino all’estremo sacrificio, come accade ai numerosi tecnici che intervengono per domare l’incidente di Chernobyl, o i più recenti incidenti in Giappone, votandosi a morte sicura. Ma quando il suo successo sembra inarrestabile, sono gli stessi meccanismi di mercato che lo hanno creato, più che la crescente opposizione, a decretare la fine del mostro. Attualmente risultano praticamente bloccati i programmi di espansione dell’energia nucleare, in quasi tutti i paesi del mondo. Per il contenimento della radioattività ed il controllo del processo di fissione è stato infatti necessario introdurre sistemi estremamente complicati e costosi, che si basano fra l’altro su una gestione operativa pressoché perfetta, presupponendo un controllo scrupoloso del personale addetto. Si era inventata la macchina più sofisticata mai progettata, verso la cui perfezione gli addetti manifestavano una gran fede che li portava a sottostimare i costi e i rischi. E sulla base di questa fede venne disseminato il mondo di queste centrali, senza aver ancora risolto problemi gravissimi come la gestione delle scorie prodotte e lo smantellamento degli impianti al termine del loro ciclo di vita. I costi di tali sistemi, ancor prima dell’opposizione delle popolazioni seguita ad alcuni clamorosi incidenti, mettevano presto in crisi l’industria nucleare, che vedeva annullati i suoi programmi d espansione in quasi tutti i paesi, con l’eccezione di quelli che avevano compiuto tale scelta per palesi motivi strategici militari. Infatti tali centrali producono tra le scorie anche il plutonio, che è l’elemento di base per gli ordigni nucleari; ed alcuni paesi in via di sviluppo, come la Corea, il Pakistan, l’India, l’Iran, l’Irak, il Brasile, l’Argentina, il Sudafrica, trovano nello sviluppo delle centrali nucleari una facile strada per aggirare i divieti imposti dai trattati internazionali di non proliferazione delle armi atomiche. Questa tecnologia che sembrava destinata a fornire al mondo, già dal 2000, la stragrande maggioranza dell’energia, fornisce oggi appena il 6,9% dell’energia primaria, e secondo l’International Energy Agency, questo contributo già modesto è destinato a ridursi al 4,3% nel 2030. Questa tecnologia svela in tutti i sensi il volto peggiore del modello di sviluppo dominante ed i valori che ne sono il fondamento. L’ambiente viene utilizzato come fonte di risorse da sfruttare e pattumiera dove nascondere le scorie. E di scorie nucleari vengono disseminati i fondali degli oceani, con conseguenze ecologiche inimmaginabili. L’uomo viene considerato poco più di un ingranaggio al servizio della grande macchina, e come tale trattato come un oggetto “usa e getta”.

In sintesi questa tecnologia mette in luce i seguenti “valori”:
  • assenza di responsabilità verso le generazioni future
  • totale asservimento della scienza al potere economico e militare
  • fede assoluta nella tecnologia e nei suoi ideatori
  • scarsa considerazione del valore della vita umana
  • considerazione esclusivamente utilitaristica dell’ambiente
  • visione autoritaria e militaresca dell’organizzazione sociale

E il nostro Paese deve ancora fare i conti con quel poco di nucleare fatto in passato, occupandosi dello smantella mento degli impianti e della collocazione finale delle scorie prodotte; considerando i costi di queste operazioni certamente l’energia nucleare prodotta in Italia risulterà la più costosa mai prodotta al mondo. Le operazioni di stoccaggio delle scorie radioattive rappresentano il più grave dei problemi non risolti del ciclo di produzione di energia nucleare. Sono molte le allarmanti singolarità legate a questa questione per cui per valutare un qualsiasi soluzione proposta è necessario premettere le seguenti considerazioni: Il fatto che la ricerca di una soluzione di questo problema abbia goduto per oltre 50 anni degli investimenti più massicci di cui nessuna altra tecnologia ha mai goduto nella storia, ci fa ritenere che il problema resterà irrisolto anche perché non esiste la possibilità scientifica di dimostrare il mantenimento delle condizioni di sicurezza necessarie per i tempi plurimillenari necessari per le scorie di maggior pericolosità (alcuni isotopi del plutonio rimangono fortemente tossici e radioattivi per alcune centinaia di migliaia di anni). Nessun opera dell’uomo può ragionevolmente sfidare un tempo di gran lunga più lungo della storia delle più antiche civiltà. Nessuna attività umana viene intrapresa senza aver risolto il problema della chiusura del suo ciclo produttivo, sia in termini tecnici che economici. Le soluzioni fino ad oggi proposte sembrano rivolte a prendere tempo, forse qualche secolo, nella speranza (sic!) che le generazioni future trovino soluzioni effettive per gli elementi trans-uranici dalla vita più lunga. Non esistono in nessuna parte del mondo esperienze consolidate di cui si possa dimostrare la sicurezza e l’affidabilità. La impossibilità di una soluzione sicura è confermata dal fatto che alcuni studi in passato hanno preso perfino in considerazione l’ipotesi di spedire tali scorie nello spazio (!) In realtà nel cercare dove seppellire le scorie è la scelta nucleare a essere definitivamente seppellita: come si fa anche soltanto a progettare una nuova centrale se non si sa dove mettere i rifiuti delle sole quattro che hanno lavorato appena per pochi anni? Per smantellare le centrali italiane ci vorranno 2, 6 miliardi di euro entro il 2020: tanti soldi e tanto tempo. Nessuno sa con esattezza quanto costerà conservare le scorie prodotte e sorvegliarle per millenni. Perché questi costi non vengono inseriti nei costi del kWh prodotto come si fa per qualsiasi altro tipo di centrale elettrica ? E intanto si continua ad ingannare la gente dicendo che il costo del kWh nucleare è il più basso sul mercato e non si dice che queste costosissime operazioni di chiusura verranno comunque eseguite con le tasse pagate dai cittadini.

Gli abitanti della Lomellina sono disposti a subire ancora una volta, quello che i politici e gli affaristi senza scrupoli vogliono imporre?


WWF Lomellina Fabrizio Varese (comunicato stampa del 29/08/2009)

Comunicato Stampa del WWF sulla Centrale di Vigevano

Abbiamo letto su i giornali locali, che il comune di Vigevano continua a sostenere l’ecocompatibilità della centrale ad olio di palma. Bisogna capire che cosa c’è di vero in questo.

L’olio di palma è ottenuto dalle palme che vengono coltivate per questo scopo, ma dove? L’habitat naturale è quello delle foreste tropicali. Quella cintura che sta sopra e sotto l’equatore, dove le precipitazioni sono abbondanti con un forte sole per tutto l’anno. Questo favorisce un ricco ed eccezionale habitat sia vegetale che animale unico nel suo genere per la ricchezza della biodiversità.

Ma i politici che ci governano conoscono il suo significato?
La Biodiversità è la varietà degli esseri viventi che popolano la Terra, e si misura a livello di geni, di specie, di popolazioni e a livello di ecosistemi. Una varietà incredibile di organismi, esseri piccolissimi, piante, animali ed ecosistemi tutti legati l’uno all’altro, tutti indispensabili, il cui equilibrio è fondamentale per il mantenimento della vita sul nostro pianeta. Anche noi facciamo parte della biodiversità e sfruttiamo i servizi che ci offre:  grazie alla biodiversità la natura è in grado di fornirci cibo, acqua, energia e risorse per la nostra vita quotidiana.

La Biodiversità è un patrimonio universale per tutta l’umanità per questo conservarla deve diventare la nostra priorità. Molti Stati si sono impegnati a ridurre in modo significativo la perdita di biodiversità entro il 2010. L’IUCN (il più grande network al mondo di esperti ambientali e associazioni non governative) ha lanciato l’iniziativa Countdown 2010 con l’obiettivo di ricordare ai vari governi gli impegni presi e sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema.
Biodiversità, quindi, come ricchezza di vita sulla Terra. Batteri, farfalle, balene e foreste tropicali, sono solo alcuni dei componenti della biodiversità della Terra, l’immensa varietà delle forme viventi che rende il nostro pianeta unico. Fino ad oggi sono state descritte oltre un milione e settecentomila specie, ma in realtà si ipotizza che ne possano esistere oltre dodici milioni: moltissime aspettano di essere scoperte.
Gli esseri viventi, dai batteri invisibili a occhio nudo alle piante e ai più grandi mammiferi, sono raccolti in circa 2.000.000 di specie ad oggi conosciute: Batteri 10.000 specie; Funghi 72.000 specie; Protisti 50.000 specie; Piante 270.000 specie. Le specie animali sono circa 1.318.000, di cui 1.265.000 invertebrati e 52.500 vertebrati (2.500 pesci, 9.800 uccelli, 8.000 rettili, 4960 anfibi, 4.640 mammiferi).
La Biodiversità non è un fenomeno recente, ma è il frutto di 3 miliardi e mezzo di anni di evoluzione. In un certo senso la possiamo paragonare ad una assicurazione, perché garantisce la sopravvivenza della vita sulla Terra.

Ma se al posto della foresta abbiamo una monocultura con le palme da olio, che cosa ci rimane?

Solo un deserto, e le popolazioni che abitano questi posti come faranno a vivere. Sarà l’estinzione di un grande patrimonio dell’umanità, dei nostri figli e nipoti. Che diritto abbiamo per distruggere tutto?
Cosa c’è di ecocompatibile in tutto questo? Perché dobbiamo trasformare un paradiso in un inferno?
Tutto questo per produrre energia elettrica in territorio già martoriato da inceneritori, impianti altamente inquinanti e centrali che producono energia elettrica superiore ai nostri consumi.
Come arriverà questo olio? Con le navi che bruciano combustibile fossile ( petrolio). La centrale con un motore nato per le navi e quindi per combustibile diverso, immetterà nell’atmosfera tonnellate di sostanze inquinanti che peggioreranno l’attuale situazione. Ne vale la pena?
Le alternative ci sono, perché non utilizzare soluzioni veramente compatibili e sostenibili con il nostro territorio?
Quali interessi ci sono veramente? Sarebbe ora che la verità venisse detta siamo stanchi di continue bugie e di pericolose speculazioni sulla nostra vita.

WWF Lomellina Fabrizio Varese  (17 Febbraio 2009)