Il «termo» raddoppia tra 17 mesi

PARONA. La seconda caldaia del termodistruttore entrerà in funzione nel settembre 2007: avrà un costo di 225 milioni di euro e potrà smaltire 180mila tonnellate l’anno di combustibile da rifiuto, la parte secca del rifiuto, cosiddetta cdr. Ieri pomeriggio il presidente di Lomellina Energia, Vincenzo Felisetti, e il direttore dello stabilimento paronese, Carlo Bonvini, hanno illustrato Lomellina II, ossia il progetto di realizzazione della seconda linea di combustione. Di fronte a loro c’erano il sindaco Giovanna Ganzi, il vice sindaco Giuseppe Campione e i componenti della commissione consultiva: i consiglieri comunali Mauro Sommi e Riccardo Ricali, Angela Sabatino e Fabrizio Varese (Wwf), Gianfranco Bernardinello (Legambiente), Luciano Ferrari e Gianluigi Piva (cittadinanza di Parona), i tecnici Piero Saino e Fabio Bovolenta, Luigi Bulzi per Cilavegna e Lucia Grugnetti per Albonese. Assenti il vigevanese Antonio Pappalardo e il mortarese Luigi Ferrari Bardile. A Parona è arrivato anche Francesco Pezzoli, vice presidente di Lomellina Energia e presidente del Clir spa. Prima della visita guidata nel cantiere, Felisetti e Bonvini hanno chiarito alcuni aspetti del progetto. «Costruiremo la seconda caldaia grazie a un finanziamento iniziale di 117 milioni, che saliranno a 225 per via dell’azzeramento di un precedente contributo per la costruzione della prima caldaia e della successiva unificazione del finanziamento – ha spiegato Felisetti, esponente della bresciana Cogeme spa che controlla Lomellina Energia srl -. Sarà un impianto alto 48 metri, con un camino di 100 metri simile a quello già esistente». Il secondo forno brucerà esclusivamente combustibile da rifiuto. «Abbiamo già contratti in corso per circa metà delle 180mila tonnellate: per il resto, ci penserà il Clir, che aumenterà così la sua quota complessiva di conferimento». Ieri si è parlato anche di ceneri, risultato della combustione dei rifiuti da anni spinoso oggetto di dibattito politico. «Oggi inviamo le ceneri, inertizzate e non inertizzate, in alcuni siti di stoccaggio specializzati in Toscana e nelle province di Piacenza e Brescia, ma anche in Germania», ha detto il direttore, che ha poi concluso: «Ripeto ancora che qui non abbiamo smaltito rifiuti provenienti da Napoli né dal Sud. Mai lavorato nemmeno farine animali, come invece ci aveva imposto la Regione Lombardia».
Umberto De Agostino

ARCHIVIO LA PROVINCIA PAVESE

Fonte: http://ricerca.gelocal.it/laprovinciapavese/archivio/laprovinciapavese/2006/04/08/PV7PO_PV702.html

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